03 gennaio, 2006
Franciacorta, cosa nostra
La manipolazione piu’ grande dei terreni vincolati [..] avviene nel luglio del ’63. Il personaggio […] che continuera’ ad apparire dietro ad ogni contratto ambiguo, dietro ogni progetto, ogni lottizzazione e’ [..] un certo ingegner […].
Un protagonista oscuro, minaccioso, tenace, che riesce, con le buone e con le cattive, a costringere tutti al suo volere. Ha qualcosa del demone, ma di un demone “meschino” […].
Vengono interrogati i consiglieri comunali, i sindaci, ma nessuno sa niente, ne’ ricorda niente. Altri si rifiutano persino di andare a rispondere. Si barricano in casa, si danno malati o sono “partiti”.
Uno dei segretari del Comune dichiara candidamente “di non ricordare di avere mai partecipato ad una riunione della Giunta nel corso della quale si sarebbe discusso […] sull’ampliamento della zona da edificare al di la’ del limite segnato dal piano di fabbricazione. E soggiunge che probabilmente di questi argomenti si parlava dopo che gli argomenti regolarmente iscritti all’ordine del giorno erano stati esauriti ed egli di conseguenza si allontanava”.
Ma dove andava? Nel corridoio “a fumare una sigaretta”? o si chiudeva nel cesso aspettando che finissero di manomettere il piano approvato dai consiglieri, oppure se ne andava a casa? […]
Il sindaco, a sua volta interrogato, dice di non saperne niente. Tutti cascano dalle nuvole quasi che la Giunta fosse fatta di soli corpi vuoti, i cui cervelli e le cui memorie rimanevano fuori della porta.
Ci sono dei fatti […] che sfiorano il grottesco e farebbero ridere se non ci fosse da piangere per i risultati che ne sono seguiti, di impoverimento ai danni dei cittadini […], di rovina delle bellezze e quindi delle ricchezze del paese, di distruzioni architettoniche e ambientali.
Il Comune, tanto per dirne una, concede a un dato momento il permesso di costruire […], in piena zona vincolata, a una certa ditta […].
La ditta comincia a buttare giu’ alberi antichi. Scava e butta cemento. Dopo qualche mese il Comune “si accorge” che i lavori non possono piu’ andare avanti perche’ la zona e’ vincolata e per legge non vi si possono costruire edifici ne’ pubblici ne’ privati.
Qualche intimidazione, qualche erogazione di denaro nero e i lavori ricominciano ben presto.
In piena zona vincolata, senza il permesso della Soprintendenza vengono piantate le fondamenta di mostruose costruzioni a dieci piani. E i progetti sono regolarmente approvati da Assessori, Commissioni edili, Uffici Tecnici del Comune.
In ognuno di questi progetti si trova pero’ lo zampino dell’ingegner […].
La Commissione scopre che spesso i permessi dell’Ufficio Tecnico […] vengono scritti di pugno dall’ingegner […]. Inoltre “tutte le pratiche risultano incomplete: il rilascio delle licenze e’ irregolare, mancano i visti della Soprintendenza […] mancano tracce delle riunioni regolari della Commissione Edilizia […]. Tutti i contratti con privati risultano essere stati scritti alla presenza del notaio […] “assistito dall’ingegner […] che e’ indicato dagli stessi come consulente tecnico”.
Quindi un controllo totale della situazione speculativa delle aree vincolate.
La Soprintendenza […] dichiara che non dara’ mai il permesso di costruire nelle zone vincolate. Ma nessuno evidentemente tiene conto delle dichiarazioni della Soprintendenza, poiche’ le Amministrazioni comunali, proprio in quel periodo autorizzavano la nuova lottizzazione sulla strada Seconda e lasciavano che si costruissero nuovi palazzi in zona verde. Insomma le relazioni della commissione come le parole della Soprintendenza sono rimaste lettera morta. I lavori hanno continuato a imperversare e i due polmoni verdi […] sono stati “mangiati in due bocconi”. Al loro posto abbiamo […] un mare di case nuove, affastellate in dispregio di ogni regola architettonica e urbanistica.
“ Finche’ un magistrato non si decidera’ a studiare a fondo gli atti dell’Amministrazione Comunale […] e finche’ tutto rimane affidato alla buona volonta’ dei pochi cittadini che si prendono questa briga, non ci sono molte possibilita’ di cambiamento”.
Tratto da “Bagheria”, Dacia Maraini, RCS Rizzoli libri, 1993
La pratica dello sfruttamento di aree verdi vincolate per scopi di speculazione edilizia non e’ nuova. Tristemente famoso “il sacco edilizio” di Palermo, anni settanta, sindaco Vito Ciancimino. Tra l'altro, centinaia di migliaia di metri cubi “autorizzati” nel breve volgere di una notte, nel corso di una “seduta fiume” della giunta. Quello narrato sopra (anni sessanta) e’ un altro esempio, reso tristemente celebre dalla penna della Maraini. Sorprendenti le analogie con recenti fatti di casa nostra.
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1 commento:
Ma se sono fatti di CASA NOSTRA, cosa aspettiamo ancora?
Va be’ che fa ancora freddo,
ma sarebbe ora di uscire dal letargo!
Altrimenti vuol dire che ci va bene l’orticello casalingo!
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