Chissà se saranno state censite anche le PAIOLE?
-Nel Bresciano sono 90 gli habitat che meritano di essere valorizzati
Quei tesori della natura - Sono eco-sistemi con la più alta e ricca diversità biologica
Interesse per le aree dove crescono piante rare e a rischio di estinzione, mentre pesci, uccelli e rettili vi si riproducono
BRESCIA.In passato oggetto di bonifica, oggi aree da salvaguardare. Le zone umide che altro non sono che ambienti con specchi d'acqua, come fiumi, stagni, fossi, sorgenti, paludi, o aree in cui sono presenti acque stagionali come boschi inondati, pantani, prati acquitrinosi o luoghi fangosi sono, insieme alle foreste tropicali, gli ecostistemi del pianeta con la più alta diversità biologica e produttiva. Habitat complessi dove i fattori principali, l'acqua, il suolo, le piante e gli animali, interagiscono a produrre risorse di grande importanza.
Le zone umide, di cui la nostra provincia è particolarmente ricca, contribuiscono, ad esempio, al mantenimento dei livelli di falda acquifera o al controllo delle inondazioni e dell'erosione. Inoltre concorrono alla regolazione del clima e favoriscono particolari condizioni microclimatiche, senza dimenticare che spesso sono usate come vie di trasporto, zone di ricreazione e turismo. Un'utilità insostituibile per l'equilibrio dell'ecosistema anche per gli animali che le popolano e che qui si riproducono.
Tante doti per un terreno che, dopo le bonifiche per fini agricoli, sanitari o industriali, conosce oggi la minaccia dell'estinzione.
Il viaggio di riscoperta e difesa delle zone umide, parte da lontano, nel 1971 con la convenzione di Ramsar (località iraniana) che stabilisce la tutela di questi speciali ambienti naturali.
La nostra provincia, in linea con le normative europee e nazionali sulle zone umide e sulla tutela della fauna e dell'ambiente naturale, ha provveduto a mappare il territorio bresciano. Novanta le zone di interesse, per un totale di 44 comuni coinvolti, entrate a far parte del censimento.
«Ogni area ha una propria specificità, data dalla posizione geografica, dalla presenza di determinate specie di fauna o flora» spiega Eugenio Zanotti, botanico e coordinatore del progetto di censimento dal 2001.
La pianura bresciana e le zone limitrofe ai laghi di Iseo e di Garda conservano ancora diverse aree palustri dall'elevato interesse faunistico e vegetazionale.
«Durante i sopralluogi abbiamo trovato una specie rarissima di erba, la Senecio Doria, che, in Lombardia, cresce solo a Soprazocco. L'Università di Pavia si è già fatta mandare il seme per poterlo inserire nel database della Banca del Seme. Solo in questo modo si può evitare l'estinzione - racconta Zanotti -. Le sorprese, però, sono continuate con il rinvenimento della felce più grande d'Europa, la Felce Florida, che cresce solo sulle rive dell'Oglio. Ma l'elenco potrebbe continuare ancora».
Le cause di alterazione e distruzione delle zone umide sono dovute, nella maggior parte dei casi, a errate scelte di valutazione da parte dell'uomo. Inquinamento o contaminazione delle acque sono i pericoli più frequenti insieme all'accumulo di rifiuti o di sostanze tossiche.
Una scarsa conoscenza può portare anche a scelte sbagliate: prosciugamento dei corsi d'acqua, bonifiche, drenaggi o l'abbandono, come nei casi dei fontanili, delle pratiche di manutenzione, l'introduzione di nuove specie predatrici, potrebbero sancire la condanna delle zone umide.
«Il censimento portato a termine riveste proprio questo scopo - continua Zanotti -, permettere ad ogni Comune che ospita una o più zone umide di conoscerle e trovare i metodi migliori per la gestione e la conservazione»
Cecilia Bertolazzi.
Giornale di Brescia del 13/9/2006
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